Archive for the 'Diario semiaperto' Category

Nel pullman verso Matera

02/07/2009

Ci sono alcune persone che, per motivi a me ancora incomprensibili, pur senza averne una conoscenza approfondita, in questo caso addirittura nulla, ti trasmettono immediatamente una sensazione molto piacevole, di complicità, di affinità, di somiglianza. E’ persino qualcosa di più del “è come se ti conoscessi da sempre”, è piuttosto un qualcosa assimilabile al rispetto e alla stima. E’ sicuramente qualcosa che attiene al linguaggio antico dei sentimenti, quello senza ornamenti superflui, senza spreco di parole. E’ una sensazione fulminante nella sua irragionevole istintività. Non mi piacciono molto le persone che parlano tanto, che per un niente sorridono, per ancora meno socializzano. Sono molto attratto invece dalle persone misurate, composte, loro sono sempre un po’ schive, trattenute perché discrete. Quando ne incontro qualcuna mi sembra di poter misurare in una mano il peso degli sforzi che hanno dovuto compiere per non sembrare, alla maggioranza delle persone, persone superbe e piene di se. Franco quella mattina mi sembrò così. Controllato, riservato, discreto, perfettamente dosato in tutti quegli ingredienti che preferisco e che accennavo prima. Anche fisicamente era così. Le linee del viso erano rigide, fredde e austere. E’ come se tutto, anche l’abbigliamento, fosse stato pulito del superfluo. Less is more mi verrebbe da dire. Ricevetti subito quella piacevole sensazione di conoscenza, di somiglianza, di complicità. Io ero ai miei primi giorni di lavoro. Aspettavo il pullman per Matera ed ero abbastanza impaurito dei compiti che sin dall’inizio mi erano stati affidati. Ci sedemmo vicini e con una certa fretta ci scambiammo subito alcune informazioni. Pensai che la sensazione piacevole l’avvertisse anche lui. Giorno dopo giorno le nostre discussioni divennero sempre più fitte e pregne di un’intesa nascosta. Si parlava ovviamente di politica ma anche di qualcos’altro. I miei viaggi in Pullman per Matera non durarono tantissimo, solo pochi mesi che lo stesso bastarono per apprezzare molto quella persona.

Ora Franco non c’è più e Pietro scrive questa bellissima cosa che non si riesce a leggere, se non tutto d’un fiato. Io, per conto mio, so già che fatti, gesti ed espressioni, rimarranno per sempre dentro di me, nei miei occhi e nelle miei mani.

L’altro giorno lo vedevo e non riuscivo a non pensare a quello che è stato il percorso di dolore di Angela, e quindi mio, dopo la morte del padre. Non riuscivo a non pensare a Pietro, a Nicola ad Angela e Cinzia. Ricordo gli occhi della moglie di Franco. Lo volli accarezzare a lungo, volli sentire il freddo sotto le dita quasi a sfidare il tormento, l’angoscia, la grande tristezza, l’impotenza. Per tutto quel lungo percorso ho registrato tutti i sussulti che l’anima di Angela aveva. Ogni giorno c’era da registrare qualcosa. E’ stato un percorso lungo e tortuoso, dove ogni giorno si trovavano sofferenze, tu pensavi di averle superate, di incontrarne qualcuna nuova, appena più blanda di quella precedente e invece trovavi davanti sempre la stessa intensità che pensavi di esserti lasciato alle spalle. Un percorso concentrico. E’ banale dirlo ma è come se non ci si rassegnava al fatto che nella sofferenza non si poteva che soffrire. E invece non esisteva una sofferenza che non era sofferenza, una sofferenza che non si poteva non viverla, che non la si poteva sentire dentro in tutta la sua asprezza. Và vissuta e a nulla vale provare persino il desiderio di sbiadire i ricordi come tentativo di uscita dalla sofferenza che ti stringe alla gola. Và vissuta fino in fondo, per intero, con umiltà e rispetto ed è incredibile quanta felicità è possibile trovarci.

Son soddisfazioni

24/03/2009

Qualche giorno fa una mia battuta sui “cani siciliani addestrati alle Frattocchie” è finita sul celebre e serissimo blog Spinoza. Mi sono reso conto che questo mi ha restituito un discreto buon umore. Dovrei dedicarmi di più.

Donne da mangiare

05/12/2008

Non sopporto le donne che non amano mangiare, che non hanno un rapporto forte con il cibo dico, che non si fanno la scarpetta per non sporcarsi le dita, che non hanno i fianchi un pò larghi, che non amano bere neanche un goccio di vino, che non cucinano per non sporcare, che appena finito di mangiare subito sparecchiano per la fretta di lavare i piatti, che guardano la Tv con il volume alto mentre si mangia, che apparecchiano la tavola maldestramente, che non amano fare il the, il cioccolato caldo, la panna cotta, la frittura di pesce per evitare l’odore in casa, che non sentono l’esigenza di rinnovare di tanto in tanto piatti e bicchieri, che non hanno l’esatta cognizione di quello che c’e’ in frigo, che vanno al supermercato senza avere le idee chiare su cosa comprare, che non hanno la tentazione di assaggiare qualcosa mentre si apparecchia la tavola e l’acqua per la pasta si sta scaldando, che mettono troppi affettati in tavola …. eppure non amo le donne che mangiano troppo, che si adagiano nel loro ruolo di massaie, che anche in casa non abbiano un abbigliamento minimamente dignitoso, che in cucina usano molto spesso panna e cremine varie, che davanti al loro posto tavola fanno troppe bricioline, che sporcano il bicchiere quando bevono, che con un’unica posata fanno l’intero pasto, che mangiucchiano fuori dai pasti, che fanno il bis del dolce, che si correggono il caffè o il gelato con un liquorino, che si sbavano il rossetto mentre mangiano.

Faccio fatica a tenere insieme tutto questo ma tant’è.