Mentre alcune Regioni di Sinistra – il Piemonte con Bresso e Chiamparino e l’Emilia con Tiziano Corridori – esprimendosi sul caso Englaro, decidono di rispettare il valore di una sentenza, avvertendo quindi tutto il peso, e del caso umano ma anche della ferita profonda che diversamente si sarebbe inferta allo stato di diritto, ieri il PD, stretto nella morsa dei veti incrociati tra teodem e laici, sul testamento biologico decideva di non scegliere.
Questa è anche la rappresentazione plastica della distanza che intercorre tra due mondi diversi, due modi diversi di fare la politica.
Da una parte coloro che, dovendo amministrare Strutture-Città-Province-Regioni, si confrontano ogni giorno con i problemi, i fatti, le persone, riuscendo pertanto ancora a fiutare l’umore della propria gente, a conservare il coraggio di compiere delle scelte precise.
Dall’altra invece chi, non avendo il peso (ma neanche la passione) della gestione diretta e quotidiana dei problemi e perché ormai completamente avviluppati nelle maglie della lotta intestina al partito, smarrisce del tutto il contatto con le cose vere, con i drammi e i dolori del giorno dopo giorno, divenendo completamente sordo a quello che proviene dalla società, dalla sua gente, da quella stessa gente che in quel partito ha riposto speranze e sogni. Da quella gente che chiede decisioni e scelte precise. E così tutto passa, inevitabilmente, dal frullatore della lotta politica, restituendoci una maleodorante poltiglia.